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Stavo precipitando in un baratro e all’ultimo momento mi hai acchiappato per i capelli tirandomi su con determinazione

Lettera a Padre Angelo Benolli

Stavo precipitando in un baratro e all’ultimo momento mi hai acchiappato per i capelli tirandomi su con determinazione

Sono trascorsi più di 40 anni da quando ti conosco. Mi ricordo tale e quale quel giorno, non lo posso dimenticare. Era il 7 aprile del 1977 di giovedì e avevo l’appuntamento con te a mezzogiorno. Arrivai in anticipo e mi sedetti ad aspettare nei giardinetti attigui a via della Curia.

Venni a questo appuntamento con parecchia diffidenza. In quel periodo stavo molto male. Ero schizofrenico, non parlavo quasi più con nessuno. Mi isolavo sempre di più e mi ero messo in malattia perché non riuscivo a stare neanche mezzora al lavoro, dove c’era un ambiente pieno di arrivismo e corruzione.

A quest’epoca poi, ce l’avevo parecchio con gli psicologi e gli psichiatri i quali non capivano niente ed erano più pazzi di me. Ma ce l’avevo soprattutto con i preti che ritenevo fossero falsi, ipocriti e omosessuali. Ero in una situazione disperata e mi immagino spesso la scena come in un quadro: io stavo precipitando in un baratro molto buio e profondo e tu all’ultimo momento mi hai acchiappato per i capelli tirandomi su piano, piano ma con tanta determinazione.

Visto come ero conciato in quel periodo, pensavo di essere arrivato al capolinea e che per me tu eri l’ultima possibilità di uscirne fuori. Quindi in pratica mi hai salvato la vita, perché oramai era fatta di tanti disturbi psichici e fisici. Questo tuo aiuto così provvidenziale, non lo scorderò mai. Quando ti conobbi, ebbi subito fiducia in te perché fosti la sola persona che realmente mi ascoltava, mi considerava, mi rispettava e valorizzava. La prima persona che finalmente mi dava ragione! Riprendo quindi, la mia storia sperando di essere breve.

Le mie sofferenze sono iniziate già da quando ero nel grembo di mia madre, perché mio padre la picchiava spesso. Mi ricordo poi, quando avevo circa 4 anni, che io per la rabbia davo dei calci negli stinchi di mio padre, per difenderla. Dunque, sono nato a Pagani in provincia di Salerno il 28/07/1947, da una relazione extra coniugale, dopo che mia madre aveva abortito 2 volte. Mio padre era già sposato con 5 figli. Era un conoscente della famiglia di mia madre in quanto socio con mio nonno, di una segheria. In quel periodo mia madre era perseguitata da un maniaco sessuale e lo riferì a mio nonno il quale minacciò l’individuo che se avesse continuato lo avrebbe ucciso. Il maniaco continuò e mio nonno lo uccise sparandogli. Cosicché mio nonno fu trasferito in una prigione in Sardegna e lì morì abbandonato da tutti. E fu a questo punto che mio padre approfittò della debole situazione di mia madre, come il peggiore degli sciacalli!

 La famiglia di mia madre fu molto indignata da questo scandalo e la cacciò fuori di casa. Di conseguenza mia madre fu costretta ad abitare proprio dalla famiglia di mio padre! Immaginarsi la situazione insostenibile: un grande odio nei confronti di mia madre e di me. Io mi trovavo fra l’incudine e il martello: vergogna da parte della famiglia di mia madre e invidia da parte della famiglia di mio padre. A tal punto che le rare volte che mio padre si interessava a me, una delle mie sorellastre si faceva prendere da crisi isteriche, schiaffeggiandosi violentemente il viso. Siccome mia madre era molto povera, essendo disperata e senza l’aiuto di nessuno, prese la sciagurata decisione di mettermi all’Orfanotrofio Umberto1° di Salerno. Un’Istituzione estremamente rigida dove ci rimasi per 10 anni, dai 6 ai 16 anni, dal 1953 al 1963.

Questo Orfanotrofio, dove vigeva una sorta di disciplina militare, aveva una tale nomea che veniva etichettato ” Il Serraglio “. Di conseguenza gli allievi erano chiamati in modo spregevole “i serraglioli”. Era un vero spauracchio a tal punto che i bambini che non si comportavano bene venivano minacciati di essere spediti al “Serraglio”. In questo Orfanotrofio, c’era parecchia fame, miseria e indigenza: scarso e sporco cibo, mancanza d’igiene (ci lavavamo e cambiavamo una volta a settimana), tanta violenza, delinquenza, omosessualità, etc… In breve, una specie di giungla: si salvi chi può! Eravamo circa 500, tutti maschi dai 6 ai 18 anni.

Io sono scappato 3 volte. Ogni volta mi hanno ripreso dandomi botte e punizioni. “I serraglioli ” erano facilmente riconoscibili a Salerno, perché portavano tutti una divisa e i capelli rapati a zero. Quando mia madre venne a sapere che ero scappato, invece di comprendermi, mi trattò come un delinquente. Veniva a trovarmi solo una volta a settimana, quando poteva! L’incomprensione da parte di mia madre che si faceva sopraffare dall’ignoranza e bigotteria della sua famiglia e l’assenza totale di mio padre, non facevano altro che accentuare la mia sofferenza. In seguito, mia madre tornò ad abitare nella famiglia di sua madre e quelle 2 o 3 volte all’anno in cui andavo in vacanza, mi era assolutamente vietato di vedere mio padre, ma io andavo a vederlo lo stesso di nascosto. Delle volte mi scopriva un fratello di mia madre che mi riempiva di botte fino a farmi sanguinare. In più mia madre mi diceva spesso che quell’uomo che andavo a vedere non era mio padre, che mio padre era morto! Io non ci credevo e continuavo a cercarlo.

 Vivevo quindi in una grande tristezza accompagnata da una totale confusione e indecisione. Mi mancava tanto la presenza di mio padre ma anche l’affetto e il rispetto di mia madre, che mi svalorizzava e mi offendeva davanti alla sua famiglia e pure davanti ai miei amici fino a quando ero adolescente.
Questa mia condizione di grande sofferenza psichica e fisica è proseguita fino ai 29 anni, quando appunto ho incontrato Padre Angelo Benolli.

Nonostante tutto ciò che ho patito, ho sempre cercato la forza di andare avanti e grazie agli incoraggiamenti di Padre Angelo, ho ripreso gli studi dopo parecchi anni e mi sono diplomato in ragioneria. Soprattutto mi sono sposato con Christine, una donna francese (che tra l’altro Padre Angelo spesso definisce una donna in gamba), conosciuta a Roma e da questo matrimonio è nata una bella famiglia con 5 bei figli. Rosario il più grande che adesso ha 34 anni, si ricorda ancora quando a 4 anni suonava il pianoforte da Padre Angelo.
Attualmente abito a Nizza, ma ho tanta nostalgia di Roma dove ho vissuto 25 anni e in cui ho spesso il desiderio di tornare.

Vorrei aggiungere che sull’ Orfanotrofio Umberto1°, è stato scritto un libro intitolato proprio “Il Serraglio” che mi è stato gentilmente regalato da Orazio Boccia, ex allievo e scritto da Matteo Galdi anche lui ex allievo. Vi consiglio di acquistare questo libro, ne vale proprio la pena. Siccome le vie del Signore sono infinite, dall’Orfanotrofio sono comunque uscite delle persone valide che si sono affermate nella vita, come appunto il Cavaliere Orazio Boccia fondatore e presidente di Arti Grafiche Boccia a Salerno (il cui figlio Vincenzo è l’attuale presidente della Confindustria), il Cavaliere Salvatore Carmando diplomato in fisioterapia ex massaggiatore di Maradona e della nazionale italiana di calcio e così via, altri. Oggi porto i segni indelebili nella mente e nel corpo di questa infanzia e adolescenza devastate e deformate. Ma proseguo per la mia strada, avendo sempre come punto di riferimento Padre Angelo Benolli che ancora oggi continua a salvarmi! Avrei tante cose da aggiungere sulle mie vicissitudini, ma per adesso mi fermo qui, magari sarà in un’altra occasione. Ritengo di avere testimoniato l’essenziale.

Vi chiedo per favore di pregare per me, come dice spesso Papa Francesco a cui sono tanto affezionato anche perché fu “alunno” di mia cugina Maria Emilia Pandolfi professoressa a Buenos Aires, la quale insegnò italiano e fonetica al futuro Papa.

Grazie tantissimo a tutti di avere avuto la pazienza di leggere questa mia storia. Però ritengo che sia stata una testimonianza importante poiché è stata salvata una vita e grazie a ciò è nata una bella famiglia numerosa, con l’aiuto di Dio e di Padre Angelo Benolli che non finirò mai di ringraziare.

Tanti cari saluti a te Padre Angelo e a tutti i coraggiosi missionari di Italia Solidale, che seguo spesso su internet. Che Dio vi benedica e possa darvi sempre tanta forza per poter proseguire nella vostra immensa missione.

Augusto Losito

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