Testimonanza di Elvira Losa di Mesero, Milano
Grazie al sostegno di Silvia e degli altri membri della comunità, piano piano sono riuscita sempre più ad esprimere il “mio non detto personale”, facendo così fuori anche tanti diavoli familiari, generazionali, sociali e secolari
Caro Padre Angelo Benolli, mi chiamo Elvira (comunità di Gallarate Solidale). Ho testimoniato alla Scuola dello scorso febbraio. Se non si ricorda di me sicuramente Silvia potrà riassumerle la mia storia. E’ un po’ che volevo scriverLe, ma non sapevo esattamente di quali punti parlare. L’ispirazione è finalmente arrivata tramite un sogno fatto la notte del 19 luglio, sogno verificatosi dopo un po’ di mesi in cui avevo incubi: mi ritrovavo sempre in luoghi o in situazioni nei quali mi sentivo incastrata. Ero sconvolta perché non riuscivo a trovare la Via di Casa. Dopo il sogno di cui Le ho detto, ho finalmente capito che tali incubi erano causati dal mio vissuto registrato sulle mie cellule inconsce. E sono andata oltre. Ma prima di raccontarLe il sogno, vorrei parlare un po’ della mia vita dopo il trentunesimo giorno, quando sono entrata in contatto con una mamma, non per colpa, molto disturbata, profondamente insicura e violenta, auto distruttrice e distruttrice. E alla mia nascita ho conosciuto un amato papà, splendido, intelligente ma, non per colpa, rimosso, bravo e buono e forse debole (perlomeno così l’ho visto con gli i miei occhi adulti). Per via di quello che ho incontrato mi sono dovuta adattare ad una situazione davvero insostenibile per una bambina. Mi ricordo che già alla scuola materna, diciamo verso i quattro/cinque anni avevo visioni infernali nelle ore di veglia. Sono sempre stata depressa, così come lo era mia madre quando era incinta di me. In quinta elementare sembrano già una “donnina” con pensieri e modi di pensare da quindicenne. Esternamente sono sembra apparsa forte e molto responsabile, ma la mia anima gemeva.
All’età di 31 anni è avvenuto il crollo. Sono rimasta incinta di un uomo di cui non ero innamorata e per cui non provavo nemmeno attrazione fisica. Quando l’ho conosciuto era andata a vivere a Milano, dove lavoravo, perché non sopportavo più mia madre. Mi ero illusa che allontanandomi da lei sarei stata meglio. Invece sono caduta in una profonda depressione senza sapere nemmeno quello che mi stesse accadendo. E’ in questo frangente che ho conosciuto colui che sarebbe diventato il padre di mio figlio. Ero così messa male che accettavo di avere rapporti con lui anche se non avevo alcun piacere fisico, perché non sapevo dire di no, perché non lo volevo ferire, perché mi sentivo in dovere di ricambiare l’affetto e le attenzioni che lui mi dava. Ho deciso di tenere mio figlio perché Era ed è una Vita, anche se sapevo fin dall’inizio che non avrei potuto fargli da madre, visto che io lo percepivo come frutto, diciamo così, di un auto- stupro. La mia mente è andata letteralmente in tilt, ma non avevo nessuno che mi potesse aiutare o almeno pensavo che nessuno mi potesse veramente capire. Vagando per le strade di Milano vedevo i cartelloni dell’associazione “Madre Segreta” e volevo, senza dire niente ai miei, magari con la scusa di un trasferimento per lavoro all’estero, vivere la gravidanza senza dire niente a nessuno per poi partorire e lasciare mio figlio in ospedale.
Ma a quel tempo non avevo assolutamente la forza di fare tutto ciò, e soprattutto da sola. Per me allora lasciare mio figlio in ospedale, senza sapere nelle mani di chi sarebbe andato a finire, era assolutamente insostenibile. Ho pensato quindi che l’unica soluzione possibile fosse tornare dalla mia famiglia. Così ho fatto. Come potrà immaginare tutto ciò è stata una tragedia. Un enorme dolore per me e per loro (mia madre, mio padre e mio fratello). Mi sentivo così misera e in colpa che, nemmeno in quel momento ho avuto il coraggio di dire ai miei genitori quella verità che mi scoppiava dentro: che volevo tenere mio figlio e alla nascita darlo in adozione, possibilmente, con l’aiuto di Dio, ad una famiglia di cui mi potessi fidare. Ora so che se avessi avuto un minimo di sostegno e un po’ pi di fede e coraggio tutto questo sarebbe stato possibile. Tuttavia sentivo che loro non avrebbero potuto darmi il sostegno di cui avevo bisogno. E allora ho taciuto ed ho accettato l’”assurdo”. Sono andare a vivere con il padre di mio figlio fingendo che volessi stare con lui. Non riuscivo a proprio a dire la verità a nessuno. Non sentivo di avere il diritto di esprimere quello che sentivo perché avevo sbagliato. E per me sbagliare era insopportabile! Quello che è venuto dopo è stato un calvario, per me, mio figlio, per tutte le persone coinvolte nella vicenda. Se non ci fosse stata la nonna paterna di mio figlio, che ha avuto il coraggio di chiedermi quasi in lacrime cosa ci fosse che non andava, non so cosa sarebbe successo. So per certo che a mio figlio non avrei fatto male, ma non so cosa sarebbe stato di me. Purtroppo a causa di tutto questo dolore, di quello sopportato durante l’infanzia e del senso colpa per avere lasciato a sei mesi mio figlio a suo padre, mi sono ammalata. Tuttavia, dopo tanto negativo voglio d’ora innanzi concentrarmi solo ed parlare unicamente del positivo. Per me, per Lei e per tutte le persone che magari ascolteranno la mia testimonianza. Dopo un anno di partecipazione a Italia Solidale, il 5 giugno scorso ho fatto un esame diagnostico: un’ecografia addome superiore che, per grazia di Dio, è risultata negativa.
Ora infine Le vado a raccontare il sogno del mio “Ritorno a Casa”. Mi trovavo in un paese vicino a quello dove abito ora. Ero in auto e con la mia mente decidevo di girare in una determinata direzione. Ad un certo punto, ho sentito una Forza che non potevo controllare, a cui ho ceduto il controllo dell’auto. Era la mia Anima che finalmente riprendeva il controllo della mia vita. Mi sono improvvisamente ritrovata bambina in una stradina vicino alla casa della mia infanzia. Amavo quel luogo. Costeggiavo canali di irrigazione e camminavo in prati pieni di margherite, soffioni, fragole, coccinelle e insetti vari. C’erano tanti alberi. Ero felice. Improvvisamente mi sono sentita attraversata da una Fortissima Energia d’Amore. Un Amore Sconfinato per mio Padre e mia Madre. Dopo tanti anni mi sono finalmente sentita felice e appagata. In Paradiso. Nel sogno c’era anche una vecchia signora, amica di mia nonna, vestita di viola, che ne andava per un’altra stradina in direzione opposta alla mia. Sorrideva soddisfatta e se ne andava con passo sicuro sul sentiero. Se ne andava dritta e fiera perché andava dritta verso il suo obiettivo: fare missione, per Salvare i Bambini e Lei Stessa Bambina nei Trenta Giorni, continuando al contempo a coltivar Fiori nei Giardini!
Questo sogno è avvenuto dopo un periodo di stallo in cui non riuscivo a muovermi per promuovere adozioni ma durante il quale, nonostante ciò e costi quello che costi, ho sempre partecipato ai Giardini. Grazie al sostegno di Silvia e degli altri membri della Comunità, piano piano sono riuscita sempre più ad esprimere il “mio non detto personale”, facendo così fuori anche tanti diavoli familiari, generazionali, sociali e secolari. Tante cose si sono sciolte e sono avvenute tante piccole e continue guarigioni.
Per chiudere in bellezza Le racconto anche che dopo il mio “Ritorno a Casa” ho percepito che dovevo chiamare il padre di mio figlio. Anche se la mia testa mi diceva che non lo dovevo fare, perché ero andata già fino in fondo con lui e con mio figlio, il quale però non mi voleva vedere, ho comunque finalmente deciso di ascoltare la Voce di Dio. Ho chiamato suo padre, ho dialogato a cuore aperto con lui e gli ho proposto un’adozione. E lui ha accettato. Poi gli ho chiesto anche se potesse fare da tramite con mio figlio e chiedere lui se volesse accettare una mia adozione in regalo. Ero sicura che Vieri dicesse di sì senza troppi intoppi e così è stato. Ha scelto personalmente il “suo bambino” ugandese, con il quale iniziare una meravigliosa relazione di gemellaggio, crescita, gioia, pace e amore. Ciò mi ha reso molto felice dopo tanto tempo e tanta sofferenza. Per tutto questo, ringrazio sinceramente ed enormemente Dio di tutto quello che ha fatto per nei mie 49 anni di vita. Grazie Padre per il Tuo Enorme, Infinito ed Eterno incessante Amore. Grazie a te Padre Angelo, per il tuo ascolto e amore per così tante persone in Italia e nel Mondo. Che Dio ti benedica e ti sostenga sempre
Con affetto, stima a gratitudine. Alè
Elvira Losa, Mesero, Milano Solidale