Italia Solidale - Mondo Solidale

News

Testimonianza di Marina Armetta con premessa di Padre Angelo Benolli_

Così sono guarita da quella ‘normalità’ insana (Testimonianza dalla Sicilia)

Con la luce sull’inconscio ed incarnandosi con tutta la croce si possono riparare i secoli di non amore e ridare valore a noi e ai fratelli

 

scarica il PDF 

Il Signore è grande. Questa testimonianza di vita personale di Marina, è una grazia che viene il giorno successivo alla creazione della comunità in Italia. Questa Marina, è una piena testimone del Carisma, molto di più che Grazia con il marito cieco e paralizzato dell’Africa (Pakwach).

Io sempre ho detto che noi qui siamo “più ciechi e paralizzati delle persone in Africa, ma oggi il Signore con questa lettera di testimonianza piena e personale del Carisma, ci dimostra come anche qui in Italia il Signore ci chiama ad uscire da ogni “cecità e paralisi” restiamo come Marina solo nel Carisma. 

Grazie Signore.

Padre Angelo Benolli (Fondatore e Presidente di Italia Solidale – Mondo Solidale) 

 

Menfi 28/10/2020

Caro P. Angelo oggi sento il bisogno di lodare Dio, per te e per la tua tenuta e per il dono del Carisma. Ringrazio Dio per tutto l’impegno e la croce, che ci hai messo in questi 60 anni a non mollare mai ma a voler fare sempre fuori i tuoi diavoli e quelli dei fratelli. Ti ringrazio perché oggi comincio ad intravedere ed a percepire quanto il Carisma e il piano di Dio per fare i Gemellaggi siano veri, per me e per tutti in questo tempo. Mi chiamo Marina e sono una degna della Sicilia del territorio di Agrigento, e vivo in un piccolo paese, Menfi. Sono nata e cresciuta in una famiglia “normale”, apparentemente molto unita, con i miei genitori, persone comunque buone e affettuose, ma perse, senza saperlo, negli incesti con la famiglia di origine. Nonostante questo, specialmente in estate in uno specifico luogo al mare, una natura potente e selvaggia, contribuiva a far sentire ai miei genitori di volersi staccare ed essere indipendenti, permettendomi di stare da sola con loro. Solo in quei luoghi, mentre mia madre e mio padre erano liberi, io sperimentavo una forza e libertà nuova e partecipavo ad una natura meravigliosa di cui mi sentivo parte. Crescendo, ho potuto ancora sperimentarmi viaggiando da sola dopo i 14 anni, cercando sempre esperienze di natura, con cavalli, barca a vela ed Europa in bicicletta, ma tornando a casa, sempre rientravo in un ambiente dove ero ridotta, dove davanti e questa apparente libertà ero costretta ad essere la ragazzina buona e brava che non poteva neanche scegliere la scuola che voleva fare. Cosi sono cresciuta, in una famiglia in cui venivo zittita da tutti, in cui non potevo esprimermi ed anche quando lo facevo era per ribellarmi, andavo male a scuola, non riuscivo neanche a studiare talmente era il rifiuto e l’odio per la scuola. Facevo sempre il contrario di quello che mi veniva detto e venivo sempre paragonata a mia sorella…che era bella, brava e buona…che andava bene a scuola e che non ci pensava due volte ad andare contro di me pur di essere vista da tutti. Era la nipote preferita da tutti gli zii e ricoperta di complimenti e regali sempre…io stranamente non ero gelosa, anzi proprio me ne infischiavo, ma mi chiudevo sempre di più in me. 

 

Pensavo solo che soffrivo e che nessuno mi capiva. Divenuta grande ho iniziato ad estraniarmi dalla famiglia, a cercare altrove delle gratificazioni, ho trovato un fidanzato, poi un altro, ma sempre non trovavo e non sentivo dentro di me quella scintilla di amore che cercavo. Mi iscrissi all’università per far contenti i miei genitori, sapendo che mai mi sarei laureata, ma almeno mi avrebbero lasciata in pace. Lì ho conosciuto tanti ragazzi, ma dopo le prime due esperienze non ne volevo sapere di relazioni, volevo essere libera e mi sentivo bene da sola. Scelsi un compagno di studi, Roberto, che era tutto il contrario di quello che mi sarebbe potuto piacere, ma era bravo studioso e serio, tutto orgoglioso e gajardo che mi stava pure antipatico, ma era sicuro di sé, e pensai che era il compagno perfetto per lo studio e che forse mi sarei laureata. Cominciammo a studiare insieme e con Roberto si scambiava sulla nostra infanzia e vita. Piano piano scoprivamo quante cose in comune avevamo e ci innamorammo e grazie alla relazione con lui iniziai a riavvicinarmi a Dio. Un pomeriggio d’estate, nei luoghi della mia infanzia feci un sogno potente in cui una voce mi chiamò 3 volte per nome e mi disse: “Marina Vieni!”. Sentii che non potevo più tradire quella voce e iniziai un percorso di fede. Iniziammo con Roberto una preparazione al matrimonio in cui seguiti da un sacerdote cominciammo ad intrecciarci sempre di più in una “simbiosi d’ amore”. Litigavamo raramente e ci adattavamo l’uno all’altro, quasi convinti che tutto di noi ci dovesse piacere, ed era così cercando sempre un compromesso tra noi. Ci siamo sposati, e trasferiti a 130 km dalle nostre famiglie, eravamo soli e molto impegnati nella parrocchia del paese dove abitiamo tuttora. Ma tutto questo non ci bastava, con il passare degli anni i figli non arrivavano, le mie preghiere erano sempre più intense e disperate e cominciai ad avvicinarmi alla Madonna. Facemmo dei pellegrinaggi in luoghi Mariani, e dopo tanta preghiera ed affidamento a Maria, dopo un altro sogno potente arrivò mia figlia Maria Chiara.

Mio marito viaggiava per lavoro e non c’era mai e io, lasciato un lavoro da chimico che mi mortificava e nonostante la certezza dei soldi mi rendeva infelice, iniziai a sperimentarmi nella mia passione di sempre: i dolci. Ero molto brava e sempre tutti mi chiedevano di venderli e piano piano iniziai una piccola attività in casa, che sempre di più stava crescendo ed in questa nuova esperienza di espressione rimasi incinta e nacque la mia seconda figlia, Serena. A quel punto decisi di far passare un po’ di tempo, e di lavorare per arrivare ad una attività tutta mia per essere indipendente da mio marito e non solo madre e moglie. Ma il lavoro di mio marito iniziava ad andare male. Noi ci affidavamo a Dio ed alla provvidenza e non ci mancava nulla, ma ci sentivamo sconfortati ed in ristrettezze economiche. Una sera della primavera del 2016 mio marito mi disse che un suo collega gli aveva proposto di salvare un bambino a distanza, lui sentiva di volerlo fare e nonostante la situazione accettammo. Nell’estate del 2017 venne a trovarci Anna Fanuele, missionaria di Italia Solidale. Dapprima venne nella pasticceria che nel frattempo avevo aperto. Venne con una testimone del Sud del Mondo, Marli’, e con il marito Stefano. Io non capivo nulla, mio marito ascoltava le testimonianze, mentre io tutta travolta lavoravo e ascoltavo in modo parziale. Ma sempre Anna era presente e ci telefonava, e spesso veniva a trovarci portando sempre un testimone diverso, percorrendo centinaia di km per stare con noi anche solo mezz’ora, pur di riuscire a partecipare la sua esperienza. Finché un giorno, passato 1 anno e mezzo di incontri dove lei si impegnava a partecipare e noi anche se non capivamo molto ma eravamo disponibili, la invitammo a casa e venne con padre Steven. Anna ci fece vedere il video del bambino intrauterino, ed io sentii un richiamo fortissimo ma anche una resistenza e quasi un rigetto, sentivo una paura di lasciar entrare qualcuno nelle mie fondamenta, ma sentivo una verità nei contenuti che ascoltavo e la mia anima risuonava. Accettai di partecipare e di leggere i tuoi libri ma dissi ad Anna che avrei voluto fare “piano piano”. La missionaria Anna mi disse che era Dio a chiamarmi, non lei, ed io mi ricordai del sogno fatto anni prima, mi vennero le lacrime agli occhi.  

Nei mesi successivi, con Anna iniziammo a partecipare agli incontri ed a leggere i libri, prima i 10 punti, poi “uscire”. Ed io sempre di più entravo dentro la mia storia e sentivo e iniziavo a dare un nome a tutto quello che mi era caduto addosso, capii che tutto quello che sentivo non era colpa mia e che anche i miei genitori non avevano colpa. Sentivo però tutto il peso di quello che ero diventata, ma non mi rendevo conto di quanto tutto questo influiva sulla mia vita di persona, di moglie, di madre e di lavoratrice. Solo nelle chiamate con Anna e nella relazione con lei sentivo di fare dei passaggi e di respirare aria pura, e quando mi sosteneva all’indipendenza, anche se faceva male ed era difficile, cercavo e mi impegnavo, nel salvare me ed i bambini. Così sostenuta e dopo una presa di posizione con mio marito, feci i biglietti per la Malga a Giugno 2019, senza dire nulla, certa che se non fossi venuta sarei morta dentro. Sono andata contro tutti, marito e figlie ma non contro di me, sicura che era per il bene di tutti. Arrivata alla Malga dopo aver fatto il primo incontro iniziale con te Padre Angelo e rivedendo il video del bambino intrauterino, per tutta la notte non dormii, solo negli ultimi minuti prima di alzarmi quella mattina, finalmente il mio inconscio (sognai) mi parlò, facendomi rivedere tutta la mia vita a partire dal grembo di mia madre, tutto quello che avevo incontrato fino a quel momento, ma alla fine mi accorgevo che sul mio seno avevo una sporgenza, questa si apriva e sgorgava un liquido fuori che andava via. Percepivo che Dio mi aveva fatto vedere qualcosa che forse si stava formando, qualcosa legato alla mia difficolta sulla sessualità non sviluppata. Da li ritornata a casa mi sono molto impegnata, salvando molti bambini e ho sentito di voler restituire quello che avevo ricevuto in quei giorni di approfondimenti, di natura e di contatto con me e Dio. Subito Dio mi ha benedetto e sono venute due adozioni ma sentii anche che volevo fare la MIA adozione e salvare un bambino. Quello è stato il primo e consapevole atto di amore per me per riparare a tutto quello che mi era mancato. Ho adottato Michel Santiago un bimbo bellissimo a cui piacciono i cavalli come me, che vive in un villaggio in mezzo alla natura della Colombia selvaggia.

Ma nonostante l’impegno, sentivo che mancava sempre qualcosa, mi sembrava di impegnarmi ma era solo un’impressione e i frutti non arrivavano in proporzione all’impegno. Sostenuta da Anna e dal giardino alternavo momenti intensi e benedetti da Dio con le adozioni, ma tutto continuato ad intermittenza, con momenti in cui ero presente con la mia croce e momenti di chiusura totale e di rifiuto. Il lockdown mi ha permesso di fermarmi, mi sono ritagliata un po’ di spazio per me, per pregare, ascoltare gli approfondimenti e stare con la Madre, nonostante tutto venivo portata via da cose vecchie, rapporti familiari vecchi che sentivo di voler cambiare…mi sentivo diversa, ma non sapevo come e non riuscivo, non avevo la forza di cambiare. Tutto era cambiato ed anche Anna che era partita, chissà quando sarebbe tornata. Prima che andasse via davanti al mare ho percepito che la missionaria da quel momento dovevo essere io. Sentivo che ero io ad essere chiamata a uno sviluppo per tornare alla vera Marina bambina sessuata e vera Femmina come Dio mi aveva creata. Ma non avevo la forza e ogni volta mi ripiegavo su me stessa pensando che era troppo grande per me, e quando lo pensavo sentivo che mi tradivo, che voltavo le spalle a quella bambina che aspettava di svilupparsi. Tutte le volte che l’ho fatto, sentivo risuonare le tue parole, Padre Angelo, quando dici che se non siamo veri ci ammaliamo, che la vita se si inganna, subito si paga. La sofferenza che vivevo si è manifestata nel mio corpo, ho avuto un’emorragia durata 15 giorni che non si fermava. Sono andata da vari medici e nonostante mi dessero dei rimedi nulla cambiava. Sostenuta da Anna e leggendo i libri nella comunità, ho cercato di vedere nel profondo le mie debolezze e come ancora mi perdevo negli uomini, ho colto che dovevo prendere posizione con i miei familiari, soprattutto con mia sorella, a cui testimoniavo ma che mi trascinava sempre in vecchie dinamiche, in cui io sentivo che non potevo più stare. Un giorno gliene ho detto quattro e le ho chiesto di non chiamarmi più finché non decideva di mettersi in cammino, perché la strada io gliela testimoniavo ma lei non voleva saperne di cambiare e mi buttava addosso solo negativo senza risoluzione. Immediatamente l’emorragia si è fermata! A mia sorella è arrivata la mia forte testimonianza e da quel momento ho sentito che dovevo passarle solo i contenuti più che le mie parole e così le ho fatto seguire una scuola, dove tu Padre Angelo hai fatto un fortissimo approfondimento, subito ha deciso anche lei di salvare un bambino proprio durante il lockdown.  

Grazie a questa presa di posizione piano piano ho iniziato a sentire che anche il rapporto con i miei genitori doveva cambiare e cercavo di testimoniare anche a loro, che facevano finta di ascoltarmi. Tante volte Anna aveva testimoniato anche a loro, che si dimostravano sempre accoglienti, ma con riserva. Quando, davanti ad un mio movimento andato male, con una tristezza nel cuore di non aver potuto salvare un bambino ho sentito di dover essere vera con mia madre e di prendere una posizione anche con lei, le dissi piangendo che non sarei più andata da lei fino a quando non avesse salvato una vita. Mia madre commossa, e colpita da quella nuova Marina accettò subito di salvarlo lei quel bambino. E ora anche lei e mio padre partecipano ad un giardino e leggono i libri e sono impegnati e in movimento. Questa presa di posizione piano piano mi ha portata a volermi staccare sempre di più e a voler trovare una strada di indipendenza tutta mia, per poter trovare me e Dio. Anche il rapporto con mio marito doveva cambiare. Non volevo più fare il giardino insieme a lui, ma volevo un’indipendenza anche su questo. Percepivo che qualcosa di stranamente attaccato ed incollato ci impediva nelle nostre espressioni ed identità, di essere veramente espressi e liberi. Sentivo che tutto dentro di me necessitava di rispetto e di dolcezza e anche lui, che io per prima dovevo rispettarmi e farmi rispettare. Ho iniziato a rifiutarmi di avere le stesse dinamiche del passato, contro anche la volontà di mio marito, ma sentivo che non potevo disperdere neanche una goccia di rispetto per me, che mi stavo amando con la mia croce, che stavo cercando con Dio di spezzare le catene dei secoli caduti addosso. Ne è seguito che mio marito, per questa posizione, non trovando più me ha cercato la vera Madre, ed incarnandosi anche lui nella sua croce è stato benedetto facendo le adozioni di ogni mese e trovando le persone degne per fare una comunità, persone degne che leggono il capitolo prima e che si stanno impegnando a salvare la loro vita e quella dei loro bambini adottati. Questo suo passaggio mi ha reso felice ma ancora di più dentro di me ho sentito di voler essere indipendente. Volevo muovermi ma ogni relazione a cui pensavo o testimonianza finiva nel vuoto senza nessun frutto, se Dio non benediceva c’era una ragione, volevo cambiare ma ho toccato molta sofferenza e sentivo di essere sempre più lontana da me, mi sono richiusa e accartocciata sui diavoli secolari che avevo addosso. In quei giorni toccando il seno ho sentito una strana pallina, una sporgenza che non mi piaceva, così ho fissato un appuntamento dal medico per un controllo, sono passati i giorni lottando con me stessa e tutte le difficoltà ma sentivo però sempre che qualcosa di grande ero chiamata a fare, finalmente con un ultimo guizzo prima di scivolare nel baratro ho chiesto aiuto ad Anna e alla comunità, che mi hanno amata e sostenuta con preghiera e vicinanza. Ho chiamato Anna e le ho detto che io la mia comunità la volevo fare in un luogo un po’ più lontano per “uscire” dalle mie certezze ed essere indipendente da mio marito e che Dio sentivo che mi chiamava a muovermi in luoghi diversi da quelli dove vivevo.  

Una mattina ho percepito di andare a cercare un contatto con la natura per recuperare la parte vera di me e l’unica cosa che sentivo era di dover andare al mare, li con il suono dell’acqua ho sentito i suoni della mia infanzia trascorsa sempre al mare, l’eco di quella bambina che si era sperimentata e poi sparita sotterrata da mille diavoli compromessi e falsi e ho proprio sentito di dover tornare in quei luoghi originali, per tornare alla Marina Bambina, riprenderla per mano e continuare uno sviluppo fino ad ora fermo, ed intermittente. Sentivo che quel luogo doveva essere dove io avevo fatto le esperienze forti da bambina, a circa un’ora di strada da dove abito, un luogo che si chiama Macari vicino San Vito Lo capo una famosa località balneare in Sicilia. Così ho mandato un audio al gruppo dove siamo 5 persone degne tutte impegnate per fare i nostri giardini dove ho manifestato il desiderio di ritornare ai miei luoghi di bambina perché Dio mi chiamava a fare la missione lì. Proprio nello stesso momento Ornella e Anna avevano incontrato un’amica di Ornella che aveva indicato un suo amico che abitava proprio a San vito!!! Questo segno è stato fortissimo per tutti noi. Sentendo un richiamo profondo ma nascosto, e pregando molto ho voluto fare comunione con Ornella, per andare insieme in missione e nei luoghi della mia infanzia, lei con molta gioia e con pochissimo preavviso si è presa un giorno di ferie e si è resa disponibile ad accompagnarmi. Arrivati li, le mie lacrime si sono sciolte e hanno lavato una sofferenza antica…ho sentito risuonare dentro di me un “Eccomi….Mamma sono tornata”…ed una pace riconciliata con una parte persa, nascosta, falsificata di me. Abbiamo trascorso una giornata splendida, ho rivisto tutti i luoghi dove da bambina mi sperimentavo, condividendoli con Ornella, e ne ho sentito tutta la forza, mentre eravamo li Dio aveva già preparato tutto e abbiamo incontrato Massimo, un uomo disponibile del luogo, che ha partecipato a noi con tutta la sua bellissima anima libera, abbiamo testimoniato molto naturalmente la grazia che avevamo trovato nella nostra vita con il Carisma. Ho sentito ancora di più che sono chiamata a ricominciare proprio in questi luoghi il mio percorso missionario di Marina indipendente che vuole stare solo con Dio e Massimo è stato un segno fortissimo.  

Tornata a casa durante la settimana ho proprio ringraziato Dio e Maria per tutto quello che stavo vivendo e sentendo dentro di me di volerli servire nella carità. Sono andata alla visita di controllo e con mio stupore il medico mi dice che c’era un buco dove avrebbe dovuto esserci un fibroma ma che in effetti era vuoto!!! Ti allego la foto, lasciando un piccolo segno come una impronta, ma che ora era sparito. Ho lodato Dio e mia Madre la Madonna per la loro presenza e per questa guarigione e quando l’ho testimoniato ad Anna mi sono ricordata del sogno della Malga! E oggi voglio dire Grazie a te Padre Angelo e al Carisma e come ci chiami ad essere missionari per fare i gemellaggi perché la mia sessualità malata può guarire e guarisce solo se continuo a essere così, vera e con me e Dio, prima che con gli uomini. Che la vita non si può ingannare, né fare salti. Che solo con la luce sull’inconscio ed incarnandosi con tutta la croce si possono riparare i secoli di non amore, e ridare valore a noi e ai fratelli. Ma senza relazione tutto questo non può avvenire. Se non avessi incontrato Anna e il giardino a sostenermi, sarei rimasta ridotta e inespressa. Se non avessi avuto i libri, gli approfondimenti, gli audio e gli scambi sui contenuti come sarei potuta uscire dalle mie riduzioni? Come avrei potuto cercare la mia sessualità e risanarla piano piano con altrettanti atti di amore? Sento che posso solo ringraziare e lodare Dio e la Madonna per tutta la mia vita creata libera ed indipendente e perché oggi abbiamo un profeta che grida che la vita è solo come è creata e che è sana e perfetta come Dio vuole. 

Tu sia benedetto Padre Angelo.

Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!

Marina Armetta del giardino di Menfi, Agrigento, Sicilia Solidale

 Dal sito IlCaffe.TV 

Altre news

25/10/2023

Nasce il Vivaio della Pace

25/10/2023

La Pace in tutta Italia

29/09/2023

“La pace in noi, tra noi e nel mondo”. Italia Solidale – Mondo solidale: un’esperienza concreta

25/10/2023

Nasce il Vivaio della Pace