Vita e missione di Padre Angelo Benolli:
1) “La Tosse di Dio”:
Padre Angelo Benolli nasce l’11 Ottobre del 1931 a Nago, un paese che si affaccia sul lago
di Garda da un capezzale formato da montagne altissime, silenziose e imbevute della forza creatrice di Dio. Camminando tra i sentieri di questo posto il nonno di P. Angelo diceva, con una maturità d’animo piena di rispetto per la natura, che si possono sentire i “colpi di tosse di Dio” . Angelo Benolli nasce da una coppia matura e rispettosa delle proprie forze e quindi anche di lui, e il suo naturale slancio vitale verso la libertà nella Natura non è ostruito ma anzi è incoraggiato. P. Angelo spesso racconta di come amasse già da bambino spingersi in luoghi dove non ci fosse nessuna cosa fuor che la neve, immergendo il suo inconscio nella purezza della creazione in un già indipendente rapporto con Dio e la natura, tutto inconscio. La maturità dei genitori lo rispetta e non lo tronca, e lui si nutre quotidianamente di un rapporto intimo e puro con la bellezza e la virilità della natura che lo circonda.
Questa “Vivanda di Dio” lo irriga nel profondo infondendogli un mare di vita dentro. Lo fortifica e lo riempie d’intuizione inconscia di sé e della creazione di Dio, ma soprattutto sente vicino Dio stesso. Tutto questo fiume di vita straripa nelle relazioni con i suoi genitori, i suoi fratelli, i compagni e le ragazze. P. Angelo fin da piccolo esige solo amici maschi e femmine maturi, scambia questa sua pienezza di vita solo con chi è rispettoso di Dio, della natura e della propria persona.
Ancora oggi in P. Angelo è presente questa “formazione” di vita e nel suo carattere si può nitidamente riscontrare la mascolinità di quella meravigliose Montagne con cui ha comunicato. La forza della montagna, l’armonia e la tranquillità del Lago che lo cullava, è la base del carattere di P. Angelo che fin dal principio è “eletto” da Dio, prescelto per qualcosa di bello come e più di quelle montagne: mantenere la sua persona in Dio, nella pienezza di relazioni umane mature.
Tutto questo fuoco vivo spesso si scontra con la realtà di uomini ridotti, che sono ricolmi di bugie e inganni. P. Angelo con tali riduzioni di vita sente un netto distacco e mai si vuole adattare. A 12 anni incontrando una spiritualità di tipo tradizionalista che non gli corrispondeva, si allontana dalla religione perché non si sente corrisposto dal tradizionalismo e da quello che gli viene trasmesso dagli uomini. Ma la voce di Dio grida troppo forte nell’anima di Angelo e a sedici anni incontra due persone che gli propongono una spiritualità cristallina che davvero“entrava nella vita”. La prima è Alessandro Manzoni, di cui P. Angelo legge i Promessi Sposi 5 volte. La seconda… bè, la seconda è Gesù Cristo. Introdotto da Manzoni in tutta quell’armonia di vita, P. Angelo legge il Vangelo e si sente corrisposto in pieno da Gesù, perché in lui ritrova la forza e l’esempio di non integrarsi in niente e nessuno, e perché solo da Lui si sente capito, rispettato, valorizzato e amato, come era la sua esperienza con la natura delle montagne e la bellezza del lago.
Immesso nella realtà storica molto difficile degli anni ‘40, P. Angelo cresce in forza e naturalezza. Frequenta ed ha molto scambio con le ragazze, in modo del tutto normale e naturale, non si integra in nulla e nessuno, mantiene la sua energia di vita aldilà della scuola, delle falsità dei ragazzi e in ogni cosa ridotta che non rispecchi la pienezza di vita che perdurava in Dio ed in lui. Questa coerenza e inconscia fedeltà alla sua persona con Dio, è come se permettesse al Signore di portarlo sempre più ad innamorarsi di Lui, e davanti ad una risata piena di felicità del sacerdote P. Ponzanelli è sempre più “vinto” dal Signore ed inizia a percepire una personale vocazione sacerdotale. Dopo l’esperienza dell’Università Gregoriana a Roma, dove studia Teologia, sceglie Dio nella sua vita e si fa ordinare sacerdote il 14 Marzo 1959, nella congregazione degli Oblati di Maria Vergine.
2) Il Sacerdozio:
Diciamo che P. Angelo Benolli non ha una grande esperienza di sacerdozio “parrocchiale”, nel senso che appena ordinato sacerdote fu mandato in una parrocchia a Teramo dove colse subito un enorme contrasto tra la sua energia di vita, nel rapporto con Dio per una autentica carità secondo la testimonianza del Vangelo, e la realtà parrocchiale. In effetti se si va a dire ad un P. Angelo ventottenne che non può andare in bicicletta, bè… in bocca al lupo signori miei. Dopo tre mesi andò a parlare con il suo rettor maggiore, che capì e lo trasferì altrove. Citare questa prima esperienza di sacerdote è importante al fine di notare un punto di snodo fondamentale del sacerdozio di P. Angelo: da un lato sente sempre con se Dio ed il fuoco della vita continuamente da esprimere nelle relazioni e nella carità; dall’altro questo lo pone sempre in contrasto con i condizionamenti e gli schemi legalisti dell’uomo, che vogliono mortificare la sua espressione personale e religiosa. Ogniqualvolta qualcosa o qualcuno si opponeva alla espressione della sue energie volendo adattarle o ridurle, la risposta è sempre stata la stessa, umana ma naghese: “se rimango qui mando tutto all’aria”. Questo buttare tutto all’aria, lo ha portato a percepire ed incarnare sempre di più il suo sacerdozio basato su “3 montagne”:
la prima montagna è la relazione con se stesso ed il rispetto delle proprie energie;
la seconda montagna, oltre a quelle materiali, è Dio che crea ed anima ogni persona;
la terza montagna, è la verità nella carità.
Per questo libertà, fede e cultura sono qualità aggressive e sacerdotali di P. Angelo per sciogliere dai gioghi dell’animo ogni persona, nella carità matura ed autentica, incominciando dai più bisognosi. Questa è la “catena montuosa” del sacerdozio di P. Angelo Benolli.
3) “Una grande risata” Rovereto e la didattica della gioia:
La richiesta di essere trasferito dalla parrocchia lo porta ad approdare ad una realtà che lo esalterà, il mondo dell’educazione. Viene mandato a Rovereto in una casa dello studente. Questo istituto era diretto da un sacerdote che aveva impostato la sua didattica su una linea tradizionalista che mirava solo ad inculcare agli stidenti leggi, disciplina e regole, mortificandone l’espressione personale. Al suo arrivo erano rimasti solo 14 studenti, tutti gli altri erano scappati via.
P. Angelo intuì che, in una situazione così delicata, era prima di tutto necessario riconquistare la fiducia dei ragazzi. Il trovarsi in mezzo alla vita di questi giovani esaltò la sua grande spinta espressiva e se da un lato creò un rapporto di reciproco rispetto e fiducia con gli studenti, dall’altro lo mise in contrasto con il direttore. Il contrasto esplose in un episodio: mentre P. Angelo ed i ragazzi stavano guardando la televisione, il direttore arrivò sbraitando per l’inammissibilità del fatto. P. Angelo, di fronte ad un atteggiamento così assurdo e spropositato, fece una spontanea risata. La forte e naturale espressione di vita gioiosa di P. Angelo produsse nel direttore uno svenimento che costrinse quest’ultimo per diversi mesi fermo a letto.
P. Angelo divenne pertanto direttore della casa dello studente e impostò la sua didattica nel modo in cui lui stesso aveva vissuto la scuola: “Io non potevo studiare, avevo troppi interessi da vivere: i conigli, gli amici, la ragazza, la natura. Non potevo perdere tempo a studiare, però mi svegliavo la mattina prestissimo, ed ho sempre studiato in modo personale e critico, mai integrato” questo ama raccontare della sua esperienza a scuola, e su queste fondamenta ha impostato il suo lavoro e lo studio dei ragazzi di Rovereto. Tutta la sua attività didattica e pedagogica era quella di lasciare che i ragazzi si esprimessero in pieno nella vita ed anche in uno studio personale e critico, lasciandoli liberi e mai limitandoli nell’esprimere le loro energie. La casa dello studente iniziò l’anno scolastico con 14 studenti, lo concluse con 52 di cui 51 promossi a Giugno e uno rimandato, l’unico che prendeva ripetizioni. Questo movimento fu apprezzato e valutato da studiosi di didattica ed altri esperti, che incontravano P. Angelo e constatavano la validità del suo metodo. Nel 1961 P. Angelo Benolli gettava così le basi per la riforma della scuola secondaria, tutta improntata sulla libera, creativa, seria e sana espressione della gioia di vivere dei ragazzi. Proprio vedendo questo fatto, alla luce della cultura del Nuovo Sapere e del Nuovo Potere che poi germoglierà da quest’uomo, è palese che per P. Angelo fosse del tutto normale che i ragazzi tirassero fuori e sperimentassero, in tutta la loro magnificenza, quelle energie di vita che lui aveva da sempre espresso e mai ridotto. Viene da chiedersi, questo dov’è oggi? Dov’è la scuola oggi?
Dio però ancora una volta chiama P. Angelo ad una scelta simile a quella di Abramo: egli aveva già fatto tempo prima richiesta di andare in missione, e per l’improvvisa morte di Padre Uart, direttore di una scuola a Castelar vicino a Buenos Aires, gli viene offerto di andare in missione in Argentina. Questo significava lasciare all’improvviso una realtà di gioia e felicità per un salto in una realtà a lui sconosciuta. Egli scelse ancora Dio fuori dagli uomini, ed accettò di andare in Argentina, ed ancora una volta Dio lo benedisse.
4) Misiòn, Argentina 1962:
Occorre ora necessariamente fermarsi un momento di fronte a questo periodo di tempo. Lasciamo P. Angelo sul battello che lo porta da Genova in Argentina e prendiamo due o tre frasi di coscienza su cosa ha voluto dire questa esperienza. L’aver intuito e seguito la chiamata di Dio e, come Abramo, aver messo Lui e la carità prima degli uomini, ha permesso al Signore di iniziare la sua opera di semina del campo fertile dal quale poi sarà mietuta la cultura del Nuovo Sapere e Nuovo Potere. E’ in questi anni che P. Angelo approda alla proposta di Freud ed al mondo della psiche umana. Dal suo consueto non adattarsi a qualcosa perché “L’ha detto Freud o chi per lui” nasce quella spinta che porterà P. Angelo a cambiare la visione dell’inconscio di Freud con l’io potenziale e a fondare in Cristo, Nuovo Potere, una nuova cultura di vita che permette ad ogni persona di recuperare il naturale ordine e sviluppo delle proprie forze inconscie, fino a saper ben amare e ben lavorare. Ora però quel battello è approdato a Buenos Aires.
P. Angelo arriva Villa Udaondo, e viene accolto da una cosa che lui ha sempre detestato, l’indifferenza. Pareva che nessuno sapesse nulla sul perché lui era lì, e nessuno gli diceva niente sull’incarico che lui doveva svolgere a Castelar. Questi giorni di stasi lo rattristavano e lo immobilizzavano finché decise di non aspettare oltre la chiamata degli uomini. Si mise così in viaggio verso la terra del fuoco e la Patagonia, per conoscere meglio la realtà in cui era finito. Dopo un mese tornò e affrontò la situazione con i padri oblati, iniziando a prepararsi per il compito di direttore della scuola di Castelar. Impostò ed avviò un movimento di sviluppo di vita, che coinvolgeva alunni, insegnati e genitori, l’esperienza di Rovereto qui trova terreno ancora più fertile, e si sviluppa in un’esperienza di libertà, espressione e rispetto.
Intanto P. Angelo non si fermò alla scuola, ed un giorno in bicicletta si imbatté in un cadavere di una donna morta all’interno delle baracche di Buenos Aires. Dopo essere scappato, tornò indietro e diede alla donna una benedizione con tutti i baraccati che lo guardavano e nessuno che faceva nulla. In tempo di Pasqua P. Angelo cominciò a benedire le baracche ed a offrire un po’ di sostegno a queste persone senza pretese, ma la donna che aveva benedetto era stata uccisa dal capo dei malviventi della baraccopoli, che per questo fatto era ora contro di lui. Molto semplicemente P. Angelo andò a parlare con questo capo, dicendo che non voleva soldi o potere, che era un prete e che avrebbe offerto solo la sua carità, niente di più. Il malvivente rimase stupito e acconsentì che lui frequentasse la baraccopoli. P. Angelo si trovò così a dirigere la scuola a Castelar e a dare manforte ai baraccati. Superando forti resistenze fece in modo che a 500 ragazzi della baraccopoli venisse data una borsa di studio, e all’interno della scuola formò un gruppo di giovani che potesse svolgere una concreta opera di volontariato all’interno della baraccopoli.
Essendosi poi inoltrato in una regione sulle Ande, entrò in contatto con gente poverissima. Si trovò in mezzo ai “Ninos Vagos”, ragazzi abbandonati dalle famiglie che non potevano nutrirli e che vivevano rubando, egli volle impegnarsi anche in questa realtà, dove da secoli non si vedeva un sacerdote. P. Angelo vedeva il male intorno a sé, non voleva subirlo nel modo più assoluto e per questo si impegnò allo stremo facendo continuamente fronte per aiutare queste persone, ma andò oltre le sue forze e si travolse completamente, finendo per svenire ripetutamente durante ogni giornata. Soffriva perché vedeva mali immensi e si sentiva insufficiente a risolverli. Dopo giorni e giorni di meditazione e preghiera il Signore gli diede la risposta:
vide chiaramente che non era nella mole dell’impegno che risolveva i mali, ma nella qualità e nella profondità della proposta che proponeva e intuì la necessità di operare con gruppi di poche persone, da formare personalmente e profondamente, e solo in seguito da questi argarsi poi a realtà più ampie. Egli colse che doveva partire dalle storie di queste persone e renderle in grado di ritrovare un sano rapporto con Dio per la Carità verso il prossimo, ma senza andare oltre le proprie forze personali. Per questo e anche per una sua coerenza di sacerdote, sentì che non poteva dare una vera confessione senza capire cosa succedeva davvero alle persone. Nel concreto non poteva impedire alle persone di ricevere il sacramento della confessione ma voleva che davvero si arrivasse ad una piena e completa esperienza del sacramento stesso. Si rivolge così ai suoi vice presidi di Castelar, docenti di psicanalisi all’università di Buenos Aires. Si iscrive alla facoltà di Psicologia e 6 anni di studi psicologici e psicoanalitici approfonditi lo introducono nella realtà che lui poi avrebbe cambiato. Era entrato nell’inconscio umano e grazie alla sua esperienza ne aveva compreso il valore.
5) L’inconscio e la psicanalisi, “Mica vero”:
E’ incredibile notare come l’approccio alla psicanalisi di P. Angelo sia in linea con l’atteggiamento che lo contraddistingue fin dai giorni dell’infanzia. Egli entrò in contatto con le dottrine psicologiche e le apprezzò, ma non adattò il fuoco della sua espressione nemmeno a Freud, perché da subito gli sembrò impossibile che non si vedesse per nulla Dio nell’inconscio umano. Volle subito fare esperienza di analisi nel consultorio per preti e suore degli oblati, e più entrava nei meccanismi inconsci, più applicava la teoria alla pratica, più vedeva chiaro fino a non avere più dubbi sul fatto che la psicologia era limitata agli uomini e non arrivava a Dio. Da questa esperienza inizia il viaggio antropologico di P. Angelo. Non per fama, non per il suo io, ma solo per coerenza di sacerdozio e carità, egli vede sempre più i mali di una scienza senza Dio e senza Anima, e di una fede senza concreta incarnazione nella vita reale; è qui che gli appare chiara la necessità di una nuova cultura che porti la scienza alla fede e la fede alla vita. Da questa nuova consapevolezza, da un ritrovato rispetto per le proprie energie, dall’esempio dei piccoli gruppi di amicizia del fondatore della sua congregazione, Pio Bruno Lanteri, che partiva dalla persona in rapporto con Dio, relazionata ad altri nella comune opera di carità per il prossimo, e dall’esempio di Cristo con gli Apostoli, gettò le fondamenta del Vosvim: Volontariato per lo sviluppo di vita e missione, che anni dopo avrebbe definito in un suo scritto:
1. La vita non si inganna, necessità di prendere coscienza dell’inconscio e risolversi in Dio, fuori dai condizionamenti umani, perché “chi non va in fondo va a fondo”.
2. L’unico fondamento di libertà e di vita è l’amore di Dio
3. Solo chi ama sperimenta l’amore e arriva al prossimo con una carità matura, che si trova solo nella completa pulizia e grazia della propria persona con Dio.
4. Impegno graduale ma completo nel Vosvim, per spingersi sempre più fuori dagli uomini, sempre più in Dio per la Carità.
5. Impegnarsi significa: applicare ed incarnare concretamente il Vangelo nella propria vita, ed impegnarsi nella missione con la testimonianza personale nella carità e nella concreta manifestazione di se e della propria esperienza di vita nella propria realtà e nelle proprie relazioni.
6) “Lo schiaffo di Dio”, dai preti ai laici:
Dopo gli studi di Psicologia, l’impegno nella scuola e per in bisognosi, nel 1968 P. Angelo torna in Italia per una vacanza. Alcune autorità che non lo tolleravano, così vivo e gioioso, colgono l’occasione e influenzano i suoi superiori per farlo spostare da Castelar ad una parrocchia di Rio Quarto. Nel frattempo egli era stato anche eletto corresponsabile per l’educazione dei seminaristi e, seppure molto rattristato dalla vicenda e soprattutto di dover lasciare la scuola e i baraccati di Castelar, P. Angelo decide di non tornare in Argentina e di dedicarsi a questo nuovo incarico. Con tutta l’energia che gli derivava dagli anni e le esperienze in missione, con tutto l’entusiasmo che trovava in questa nuova prospettiva dell’inconscio, e con un sorriso che ha sostanzialmente sempre avuto, ha cercato di applicare i piccoli gruppi di sviluppo di vita con gruppi di alcuni giovani preti maturi. Ancora una volta però si rinnova il dualismo che costantemente accompagna la sua vita: questo fuoco tutto da esprimere nella già nuova proposta di incarnazione di un sacerdozio che entra nella vita concreta anche attraverso la psicanalisi, si trova in forte contrasto con tutte le strutture schematiche che incontra. P. Angelo avrebbe voluto istaurare la linea dei piccoli gruppi con dei seminaristi validi, ma l’ostruzionismo fu tale che non gli fu permesso di muoversi all’interno della congregazione, che lo isolò e lo immobilizzò.
Per mantenersi libero e non integrarsi negli schemi degli uomini andò a scaricare i sacchi ai mercati generali. Si mantenne coerente all’esempio di vita di suo padre Antonio che, nel motivare la scelta di non iscriversi al partito fascista, che significava essere un fuorilegge, alla famiglia disse “andremo a tagliare legna nei boschi, ma canteremo”.
Un giorno su un autobus P. Angelo incontra però l’unica persona laica che aiutava al Pontificio Ateneo Salesiano, dove faceva terapia ai preti ed alle suore. Parlando gli spiegò la sua situazione e l’altro gli rispose: “Tu hai tutti i numeri, perché non metti su un consultorio?” Alle obiezioni di P. Angelo sul fatto che aprire un centro di aiuto di analisi psicologica per un prete psicanalista nel 1973, con la situazione della congregazione sempre più ostile nei sui riguardi e tante altre complicazioni, fosse stolto per la mente e scandaloso per la legge, quello gli rispose “e tu mi parli di Dio?!” Per citare direttamente P. Angelo “fu come se mi avesse dato uno schiaffo mortale”. Partendo da Dio, P. Angelo gli disse: “domani vieni da me”. Quel laico gli portò subito altre tre persone, quelle a loro volta ne portarono cinque ed altre ancora. Oggi la realtà è che P. Angelo, dal 1973, ha sempre avuto l’agenda piena di persone bisognose. Incontrando da allora e fino ad oggi persone per 8 ore al dì, ha ricavato davvero tanta esperienza e dato a tutti tanta vita. “Ho gettato la rete nel nome di Dio, e subito assistevo ad una nuova ed abbondante pesca miracolosa di uomini”.
7) “Il leone del deserto”
la missione con lo zio Monsignor Sisto Mazzoldi:
P. Angelo capiva ogni giorno di più quanto ogni creatura umana sia unica e irripetibile per la sua provenienza da Dio, ma al contempo non poteva dimenticare i bisognosi nel corpo ed i bambini sofferenti che morivano nel sud del mondo. Per questo collaborò strettamente con suo zio Monsignor Sisto Mazzoldi fondando il “gruppo missionario mons. Mazzoldi Sisto”.
Suo zio dedicò la vita alla carità, visse 57 anni tra i bisognosi dell’Africa, fondando dal nulla 2 diocesi e 4 congregazioni per salvare l’Africa con gli africani. In quel periodo, nel 1980, sosteneva ogni giorno 500.000 affamati. Era una persona di una spiritualità e di una fede immense, con un carattere davvero irremovibile e virile ma allo stesso tempo rispettoso e puro. Aveva negli occhi tutta la gelida fermezza delle sue montagne e dei suoi ghiacciai, vestita di tutto lo stellare manto di carità e spiritualità delle stelle che vedeva riflesse nel suo lago. P. Angelo collaborò con lui coinvolgendo molti volti noti dello spettacolo ed altre personalità. Di fronte alla richiesta dello zio di 200 milioni per sostenere gli affamati, egli si impegnò e tra mille difficoltà, ma grazie ad altrettante grazie divine di provvidenza, in un anno raccolse 6 miliardi di lire. A sentire lui “mi vengono ancora le spalle piccole, vidi la grandiosità di Dio provvidente”.
P. Angelo però constatò anche che Dio interveniva solo se chi lo invocava era pulito e davvero caritatevole. Quando nel 1987 mons. Mazzoldi morì, P. Angelo si accorse della necessità di fare ordine nel modo di fare volontariato. Molte persone con cui collaborava non erano infatti mature e caritatevoli fino in fondo e facevano beneficenza solo per scaricarsi la coscienza. Allora egli sentì la necessità di svoltare pagina, di impostare un nuovo tipo di volontariato. Per migliorare il “gruppo missionario mons. Mazzoldi Sisto”, P. Angelo fonda un’associazione per “lo sviluppo di vita e missione” dove solo chi aveva un ordine di spirito e vita in Dio per una sana carità poteva collaborare, per un vero sviluppo non assistenzialistico ma di sussistenza degli affamati.
Per questo P. Angelo scrisse tutta la sua esperienza di vita e missione nel suo primo libro “10 punti di sviluppo di vita e missione”, nel quale definisce un modo ordinato di vita che:
parte da Dio Uno e Trino (1° punto), arriva alla persona in rapporto con Lui (2° punto). Solo due persone mature, staccate, vive fanno una vera coppia (3° punto) e possono ben amare, ed esprimere tutta questa forza viva dentro di loro in un sano, creativo lavoro di servizio (4° punto). Solo in tutto quest’ordine di spirito, fede, amore completo e sana aggressività espressa, che poi è la nostra vera natura, si possono formare vere comunità di sviluppo di vita (5° punto), mature, vive e dove ognuno sia staccato dagli altri, sussistente e gioioso nel relazionarsi con gli altri. Tutto questo parte sempre e si sviluppa dalla parola di Dio (6° punto) e dai Sacramenti (7° punto). Solo con questa base naturale, sana ed antropologica si potrà davvero essere missionari tra noi (8° punto) e nel sud del mondo (9° punto), sviluppando una vera, sana e coerente carità nell’amore di Dio e degli altri.
La Vergine Maria (10° punto) incarna e declina nella sua natura tutto questo ordine di Spirito e Verità, ed avendo aperto il suo Amore materno con tutta la maturità e la piena magnificenza della sua Anima di Figlia di Dio verso il suo Figlio-Padre Dio-Cristo, ha amato, ama e concretamente sempre amerà ognuno di noi con la stessa maturità materna, essendo tutto il creato in eterno internato (nell’accezione dantesca del termine) in Dio. Su queste basi P. Angelo si è mosso verso la carità ai bisognosi nel corpo, avviando un movimento che oggi è una consolidata realtà antropologica, umana e caritatevole che coinvolge in tutto il mondo una moltitudine di persone, Italia Solidale-Mondo Solidale.
8) “Uscire da ogni inganno” e “La famiglia non s’inganna” sempre più Luce, sempre più Vita:
Mentre Italia Solidale prendeva forma, P. Angelo continuava sempre ad incontrare, relazionarsi e aiutare persone su persone, anno dopo anno, sempre per 8 ore al giorno. Il contenuto della sua esperienza antropologica, incendiato e mai arso dal fuoco di vita da lui sempre tutelato, stava diventando troppo pesante per non essere proposto su larga scala: P. Angelo scrive nel 2000 “Uscire da ogni inganno”, un volume centrale per il Nuovo Sapere, che partendo dalla critica di una scienza senza Dio e di una fede senza vita, vuole portare la Fede alla vita e la scienza alla fede. Come Dante Alighieri mantiene la sua parola portandoci a Dio,
P. Angelo realizza il suo intento nella presentazione della sua proposta antropologica, offrendo una visione dell’inconscio nuova, che parte concretamente dalla creazione di Dio impressa in noi nell’Io potenziale, valorizzando il neurovegetativo, sviluppando una sana terapia sussistente per uscire da tutti gli inganni e fissazioni umane attraverso il rapporto con Cristo e la valorizzazione del nostro Io Potenziale in rapporto con Lui nell’Amore.
Nel 2005 non sopportando che il 50% delle famiglie fallisca miseramente in tanti inganni e falsità, mette la sua esperienza e la sua nuova proposta di vita ancora concretamente al servizio degli altri, fissando con “La Famiglia non s’Inganna” un coerente, vero e concreto modo di portare le forze del sesso ad una dimensione sana e rispettosa dell’ amore, in quell’incontro tra uomo e donna che solo così potrà arrivare ad essere una vera coppia matura.
9) “La Realtà di Italia Solidale, i tre volontariati”:
Mentre P. Angelo scrive queste cose, continua a vedere le persone in analisi e va a sciare una volta a settimana, ma non diminuisce il suo grande impegno sul fronte della carità agli affamati e Italia Solidale è una realtà che davvero incarna, anche nel modo di fare missione, tutta questa nuova proposta culturale che coinvolge tre volontariati, tutti uniti in Dio:
1. I Volontari di Italia Solidale: persone di spirito che hanno ricevuto molto da questa cultura ritrovando la loro dimensione in Dio, e che ora s’impegnano per diffonderla in tutto il mondo come proposta antropologica attraverso i mezzi più attuali, e di impostarla con rispetto e amore nelle ormai 97 collaborazioni nel sud del mondo per una sana e matura carità.
2. I Volontari del sud del Mondo: Laici e missionari di Africa India e Sud America, che avendo colto questa realtà culturale e umana come qualcosa di corrispondente al loro essere, ora collaborano con Italia Solidale per portare nei loro ambienti di vita la cultura del rispetto di Dio e del prossimo.
3. I Volontari donatori italiani: che grazie alla loro carità rendono possibile tutto questo, salvando davvero la vita ai bambini con il loro amore. Oggi sono arrivati ad essere 20.000 e sono sempre più coinvolti in questa nuova proposta culturale attraverso il movimento missionario nelle regioni italiane.
Tutto questo insieme di carità, fratellanza, amore e vita, è la realtà del Mondo Solidale sempre più vivo e in espansione. Bè… da quella parrocchia di Teramo P. Angelo ne ha fatta di strada. Eppure se gli viene chiesto come ha fatto ad arrivare a tutto questo, la cosa sbalorditiva, quello che davvero è grande, è che vi risponderà con la stessa gioia con cui da piccolo comunicava coi monti e cantava col lago, a Nago. Questo dovrebbe far riflettere tutti noi, su come se chiediamo a Dio la forza di rimanere in lui e non perdere la vita che Egli ci ha donato, e concretamente impegnandoci per questo, Dio poi ci usa come mezzo per i Suoi scopi e consolida continuamente i nostri passi, e noi manteniamo lo stesso sguardo che avevamo quando ancora parlavamo con Lui nella nostra creazione. Ora alle soglie dei 50 anni di Sacerdozio e del Meeting che riunirà tutti i rappresentanti del Mondo Solidale proprio a Nago, P. Angelo continua a ricevere persone, ad essere impegnato nella carità in Italia Solidale, portando avanti questa Verità che va oltre anche lui, mentre spesso va in televisione, continua sempre ad andare a sciare.
10) “La Vita Non Si inganna, Il Nuovo Sapere e Nuovo Potere”:
Ora non parlo più della vita di P. Angelo, perché quello che è scritto in questo libro e questa cultura passa da P. Angelo ma non è di P. Angelo. Egli ha visto, non ha inventato. Egli ha constatato e segnalato, non ha teorizzato. Egli è stato portato nelle tenebre, poiché poteva resistere alle tenebre, per portare luce su qualcosa che già è di per se ma nessuno vedeva. P. Angelo non è niente di più di quello che è, cioè una persona, un uomo semplice, un sacerdote, un montanaro. Il suo essere coerente nell’essere Sacerdote di Dio, non degli uomini, lo porta adesso a essere un tramite tra l’uomo e Dio, cioè in una parola Sacerdote.
“La Vita Non si Inganna” parte dalla realtà della creazione di Dio in ognuno di noi, che nei primi 30 giorni di esistenza è solo in rapporto con Lui. Questo è il Suo Santo Sigillo in noi. P. Angelo lo chiama “Io Potenziale” profuso nelle radici dell’Albero della Vita, il quale germoglia dalla divina semina amorosa e armonica di tutte le forze della Grazia, dell’Anima del Sesso dei Nervi e del corpo, che cresce e si sviluppa solo se irrigato di Amore sacramentale in Dio e relazionale con gli uomini. Poi Dimostra come questo bisogno di rispetto e amore sia ingannato dalla cultura ridotta degli uomini e tradito dalla forza negativa del Diavolo, colui che separa l’uomo da Dio, tramite l’Albero della Conoscenza del bene e del male, che ci fa ricadere sulle cose umane sradicandoci la vita da dentro con le nostre mani. Analizza poi lo sviluppo della Forza di Dio e della Forza dell’Anima a livello antropologico, scritturale storico e scientifico, denunciando tutti gli inganni diabolici che si frappongono tra Dio e gli uomini. E soprattutto propone la cultura del “Nuovo Sapere e Nuovo Potere”, come concreta possibilità di luce sull’inconscio (Nuovo Sapere) e guarigione dai mali che lo affiggono tramite l’incontro della propria croce alla luce della nostra storia, con quella di Cristo che fa Nuove tutte le cose (Nuovo Potere). Vedete come qui la persona di P. Angelo sia secondaria alla realtà che illustra e descrive, e come tutto questo messaggio di vita parta e si sviluppi solo da Dio, oltre ogni fissazione dottrinale umana, essendo sempre consapevole di non trattare una dottrina umana, ma di illustrare umilmente e coerentemente qualcosa che già è da sempre in ogni essere umano. La Vita non si inganna ed è come è, come Dio l’ha creata e la natura vuole. La vera cultura è arrivare a permanere in tutta questa esperienza di Pace ed Amore.